Il Parco del Neto

La storia:

  • Anche in un’area fortemente urbanizzata, come quella fra Calenzano e Sesto Fiorentino, è possibile trovare un’oasi di grande interesse botanico. Si tratta del Parco del Neto, sulle prime pendici del Monte Morello, che ha mantenuto integri alcuni aspetti che caratterizzavano in passato tutta la piana: un’area umida, testimonianza di un più antico bacino lacustre che fungeva da naturale valvola di sfogo durante le piene dell’Arno.Per iniziativa del Marchese Ilario de Boissy, gli acquitrini della zona furono trasformati, attorno alla metà dell’Ottocento, in un giardino romantico collegato alla sua villa nobiliare tramite un sottopassaggio. Nel quadro di tale ristrutturazione furono creati anche i laghetti artificiali, tuttora visibili, alimentati da due risorgive della falda freatica. Per il rimboschimento dell’area furono piantate numerose varietà di alberi, tra le quali si segnalano tigli, platani, ontani neri e ippocastani. Ai primi del Novecento risale, invece, l’introduzione del più raro Taxodium distichum, noto come “cipresso calvo delle paludi”, riconoscibile per la presenza, ai suoi piedi, dei caratteristici “pneumatofori” (radici respiratorie). Ricca anche la piccola fauna (ghiro, picchio rosso, cinciallegra, riccio, toporagno ecc.) che trova in questo parco un habitat ideale.

    Il parco del Neto è oggi di proprietà dei Comuni di Calenzano e Sesto Fiorentino.

    (tratto da http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/ParcoNeto.html)

Dove si trova e come arrivare:

Orari di apertura:

  • orario invernale (dal 1° ottobre): 8:00 – 17:00 / chiuso il lunedì
  • orario estivo (dal 1° marzo): 8:00 – 20:00

Descrizione:

Il parco del Neto si trova in via Vittorio Emanuele nella località di Settimello a Calenzano (FI).

Con una estensione di circa 8 ettari, nonostante sia inserito in un’area fortemente urbanizzata, il parco ha mantenuto intatte quelle caratteristiche, una volta generali per tutta la piana, di area umida relitto di un più grande sistema lacustre che rappresentava la naturale valvola di sfogo delle piene dell’Arno.

La zona del Neto è sopravvissuta grazie alla singolare posizione, a ridosso dei primi contrafforti di Monte Morello, fatto che ha favorito la sua trasformazione da area paludosa a giardino romantico di una villa patrizia.

Nella proprietà del Neto si sono succeduti personaggi illustri prima che le amministrazioni di Calenzano e Sesto Fiorentino lo acquistassero. Tra i vari proprietari possiamo ricordare Ilario Ronillè Marchese di Boissy, pari di Francia e senatore dell’impero Napoleonico, il conte Alessandro Guiccioli, marito della contessa Teresa Gamba e il poeta Lord Byron.

Il parco del Neto è caratterizzato da una grande varietà di specie arboree. I grandi taxodium, che costituiscono la presenza vegetale più spettacolare, vennero impiantati probabilmente all’inizio del secolo, mentre i tigli, i platani e gli ippocastani, che delimitando i principali vialetti, sono di più antica collocazione, certamente ottocentesca.

Il taxodium distichum è l’ornamento più spettacolare e prezioso del parco del Neto. Questo albero è indicato con nomi diversi: chi lo chiama “cipresso di palude” per la sua predilezione a vegetare in ambienti umidi, chi “cipresso calvo” perché d’inverno non solo perde le foglie ma anche i rametti rimanendo completamente spoglio, o “albero della Virginia” perché in quella penisola nord-americana è associato in vaste foreste, ma forse l’appellativo che più meriterebbe è quello di “albero delle meraviglie”. Basta pensare ai suoi 50 metri e passa di altezza, alla sua longevità che supera i 1000 anni e alla sua adattabilità ai climi più diversi, dal caldo umido del Golfo del Messico ai rigidi climi continentali.

(tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Parco_del_Neto)